Lo scopo di questo blog


Fare bene due cose contemporaneamente, è difficile. In Politica, ancora di più.
Chi è stato eletto ad una carica, non deve ricoprirne altre, ma portare a termine la prima nel modo migliore.
Questo Blog è nato per segnalare tutti quei casi di politici italiani che ricoprono doppi incarichi (elettivi o di nomina politica), o che abbandonano la posizione per cui sono stati eletti per candidarsi ad un'altra (Rispetto del Mandato), o che si candidano contemporaneamente a piu' cariche, per scegliere la piu' conveniente.
Per ciascuno di questi politici cerchiamo di fornire tutti i riferirmenti ed i contatti, invitandovi a scrivergli per convincerli a comportarsi correttamente verso i propri elettori, anche se la legge, a volte, non lo impone.
In sezioni dedicate del Blog vi daremo tutti gli aggiornamenti e le risposte dei politici interpellati.
Partecipate! fate sentire la vostra voce!

giovedì 8 marzo 2018

Elezioni 2018: parliamo di genere

E così scopriamo, proprio il giorno della festa della donna, che le donne nel nuovo Parlamento sono meno di un terzo del totale dei nuovi eletti.
Ma come è possibile? La legge elettorale non prevedeva che ciascuno dei due generi dovesse essere compreso tra il 40 ed il 60 per cento? e i due generi alternarsi nei capi-lista? I risultati dovrebbero rispettare questa regola, giusto?

E invece no.
Noi di "No doppio incarico" abbiamo voluto provare a capire perchè.
Ed uno dei possibili motivi, si è rivelato proprio quello che abbiamo descritto nel post precedente: le multicandidature.
Volutamente o meno, questo non lo possiamo dire, tutti i partiti che hanno puntato sulle multicandidature, lo hanno fatto a favore, principalmente, di donne. Infatti, analizzando i dati che abbiamo postato qui sotto, si nota quanto segue:

CAMERA:
  • candidati in 6 collegi: 14 donne e 2 uomini
  • candidati in 5 collegi: 17 donne e 6 uomini
  • candidati in 4 collegi: 20 donne e 18 uomini
SENATO:
  • candidati in 6 collegi: 6 donne e 1 uomo
  • candidati in 5 collegi: 10 donne e 5 uomini
  • candidati in 4 collegi: 11 donne e 4 uomini
Ora, ciascuno dei candidati può essere eletto una volta sola e quindi dovrà essere rimosso dagli altri 5 o 4 o 3 seggi in cui si è presentato, togliendo una alternanza di genere: significa che per ciascuna donna eletta nel gruppo delle 14, vengono eletti 5 uomini; e per ciascuna delle 17 donne nel secondo gruppo, 4 uomini vengono eletti nei seggi abbandonati. E così via, generando perciò uno scompenso di genere imprevisto dal legislatore del "Rosatellum".

I nomi degli eletti non sono ancora definitivi, quindi non si può fare una statistica completa, però possiamo già dire che l'unico partito che non ha usato per nulla il meccanismo delle pluricandidature, il Movimento 5 Stelle, è quello che ha la percentuale di donne più alta, sia alla Camera (82 su 222, 37%) che al Senato (42 su 112, ancora 37%). Segno che quanto detto sopra ha avuto senz'altro un effetto negativo sulla rappresentanza di genere. Appena possibile faremo la controprova, analizzando le percentuali di Lega, Fratelli d'Italia e PD, che hanno pesantemente usato le multicandidature ed hanno eletto un numero di parlamentari significativo, almeno ai fini della statistica. Vedremo se la nostra teoria continua a rivelarsi corretta.

Una domanda comunque ci ha fin da subito incuriosito: perchè sono state soprattutto le donne ad essere pluri-candidate, un po' in tutti i partiti che hanno voluto usare questa possibilità, anche in quelli che non hanno superato le soglie di sbarramento? una domanda a cui noi non siamo riusciti a trovare una risposta semplice. Calcolo o sottovalutazione del problema? Qualche idea?

lunedì 12 febbraio 2018

Nuove elezioni: legge elettorale e multicandidature

Come promesso, iniziamo a vedere come i partiti si stanno preparando per le elezioni ormai imminenti.
Analizzeremo una serie di elementi che dimostrano come in realtà nel nostro Paese le forme della politica, cioè i meccanismi che "danno forma" alla democrazia, siano evidentemente problematici, se non addirittura patologici.
Iniziamo perciò ad occuparci della Legge Elettorale con cui andremo a votare tra poche settimane.

Avremo due schede, una per il Senato ed una per la Camera. Ciascuna conterrà vari riquadri, contenenti ciascuno un candidato al collegio Uninominale e i simboli delle liste (una o più) che lo sostengono. Si potrà votare (caso 1) il solo candidato Unimominale (ed in questo caso il nostro voto si estenderà anche alle liste che lo sostengono, suddiviso in proporzione al risultato di ciascuna di esse), oppure (caso 2) una sola delle liste che lo sostengono (in questo caso il nostro voto sarà valido per la lista e per il candidato uninominale sostenuto). Equivalente a quest'ultimo, sarà anche il caso in cui (caso 3) tracceremo una croce sia sulla lista che sul candidato uninominale sostenuto. I voti raccolti da ogni lista, incluse le frazioni di voto provenienti dal caso 1, serviranno a calcolare il numero di seggi di ogni lista, scelti tra i quattro candidati presentati in ogni collegio da ogni lista, mentre il seggio uninominale sarà assegnato al candidato uninominale che avrà raccolto più voti.

E' escluso il voto disgiunto, cioè la possibilità di votare un candidato uninominale ed una lista diversa da quelle che lo sostengono, cioè una lista in un altro riquadro: in questo caso, il voto verrà annullato.

Questo è il punto di vista di noi, semplici cittadini votanti. Vedendo invece la cosa dal punto di vista dei partiti, la prospettiva è più complessa, perchè il calcolo dei vincitori (almeno per la parte plurinominale) è complicato. Quindi, servono strategie per mandare al Parlamento le persone giuste, quelle che "devono esserci".
E qui entrano in gioco le "multi-candidature", previste dalla legge in un massimo di cinque per i collegi plurinominali, più una negli uninominali.
Quasi tutti i partiti hanno presentato alcuni candidati per 6 volte, dislocando opportunamente le candidature in varie regioni, per assicurarsi (nei limiti della prevedibilità) l'elezione di alcune persone indispensabili.
Nelle figure che seguono, si vede quanto ciascun partito (limitandosi ai più significativi) abbia approfittato delle multi-candidature, appositamente volute - da loro stessi - nella legge elettorale.
E si noti pure come alcuni partiti abbiano voluto invece evitare questo meccanismo perverso che interferisce con la libera scelta degli elettori.


In rosso il numero di candidati presenti per 6 volte, in giallo quelli candidati 5 volte, in verde quelli presenti 4 volte. Ne esistono poi infinite schiere presentati per 3 o 2 volte, rendendo illeggibile il quadro. Ci siamo limitati perciò ai casi più eclatanti (vorremmo dire 'gravi').


I nomi ed i partiti di appartenenza di questi fortunati prescelti ed i seggi in cui sono candidati possono essere visualizzati a questi link: CAMERA, SENATO.

domenica 21 gennaio 2018

Nuove elezioni ... vecchie abitudini

Eccoci ancora di fronte ad una nuova tornata elettorale: il 4 marzo si vota per Camera e Senato nazionale, oltre che per due regioni: Lombardia e Lazio.
Tra qualche settimana saranno noti tutti i candidati e potremo fare qualche valutazione, diciamo così, istituzionale.
Come sanno i nostri fedeli lettori, a noi stanno molto a cuore alcuni principi di comportamento "formali", in ambito politico, che quasi sempre risultano disattesi dalla maggior parte dei candidati. E come più volte ricordato, l'espressione "formale" non ha il significato, riduttivo, di 'esteriore' o di 'convenzionale', quanto piuttosto attinente alla 'forma', politica nel nostro caso, e che prescinde dai 'contenuti', che sono spesso l'aspetto su cui tutti concentrano la propria attenzione.

Quindi, mentre i contenuti attengono sempre al presente, all'immediato, le forme hanno una diversa estensione temporale e non si occupano di problemi contingenti, ma piuttosto di metodi, di "contenitori". Anche se di non facile comprensione, il concetto di "forma" politica è estremamente importante ed alle sue istanze patologiche, purtroppo diffuse, sono da attribuire molti dei problemi strutturali che affliggono il nostro Paese.

In attesa quindi di una specifica analisi sui candidati che inizieremo appena possibile, cominciamo qui a richiamare alcuni esempi di "forme politiche" che riteniamo basilari per garantire la maturità della Democrazia ed il suo corretto funzionamento.

Rispetto del mandato: chi è eletto ad una carica istituzionale, deve completare quel compito prima di potersi ricandidare per una carica diversa. E' un principio di facile comprensione, e ancor più di facile realizzazione, perchè potrebbe essere messo in pratica da ciascuno senza bisogno di modifiche alle leggi esistenti o altre complicazioni. Invece continuiamo a vedere sindaci e consiglieri comunali candidati alla regione, assessori e consiglieri regionali che corrono per Camera o Senato, secondo il principio "Cavallo vincente non si cambia". Purtroppo le leggi vigenti regolano alcuni aspetti dell'eleggibilità, non la candidabilità.

Completa separazione tra potere esecutivo e potere legislativo: chi ha un ruolo esecutivo (un assessore, un ministro, il Presidente del Consiglio dei Ministri) non può avere contemporaneamente  un ruolo di tipo legislativo, cioè far parte di un consiglio eletto (comunale, regionale, Camera o Senato). La legge prevede l'incompatibilità dei ruoli, ma solo al livello più basso (comunale) e solo per i comuni con più di quindicimila abitanti. Perchè non estenderlo anche alla Camera dei Deputati ed al Senato? porterebbe senz'altro a maggiore stabilità dei governi, meno esposti a ricatti e cambi di maggioranza.

Separazione tra ruoli istituzionali e ruoli preminenti all'interno dei partiti: un partito è per definizione una "parte" e il suo leader rappresenta quindi idee e interessi specifici e parziali; I ruoli istituzionali, invece, riguardano la totalità dei cittadini: il Presidente del Consiglio dei Ministri è il Presidente di tutti, non solo di una parte. Perciò se il capo di un partito diventa presidente del Consiglio, sarà più difficile che tutti possano sentirsi debitamente rappresentati e considerati da chi non è vicino a quel partito. E quando un tale personaggio parlerà, non sarà mai completamente chiaro se lo fa come capo del partito o capo del governo. La commistione tra ruoli di parte e ruoli istituzionali è veramente invalsa in molti Paesi e da molto tempo, al punto che per molti cittadini è ormai assolutamente normale. Ma negli ultimi anni sta diventando sempre più diffusa e invasiva, proprio perchè diventa sempre più stretto l'abbraccio con cui i partiti si impossessano delle istituzioni, una volta giunti al potere (e a volte cercano di rimanervi introducendo modifiche legislative di dubbia costituzionalità).

Per ora ci fermiamo qui. La lontananza delle nostre istituzioni da questi principi è sotto gli occhi di tutti. E rattrista soprattutto vedere che anche partiti o movimenti, nati sull'onda della necessità di profondo rinnovamento (per dire rottamazione), si siano presto adeguati alle cattive abitudini preesistenti.
Noi però continuiamo a sperare che ogni tornata elettorale sia foriera di miglioramenti da questo punto di vista. Attendiamo di vedere come saranno i candidati ed i loro comportamenti questa volta e vi terremo sicuramente informati.