Nessuno, pero', cerca veramente di capire quale sia il problema principe, la ragione prima per cui la partitocrazia italiana rimane, nonostante le apparenze, sempre uguale a se stessa: la mancanza di una legge che regoli i partiti, che dica cosa si può e cosa non si può fare. Di conseguenza, vecchi vizi vengono perpetuati anche dai nuovi partiti, nonostante cambino nome o ridipingano la facciata.
Vi raccontiamo oggi un esempio che è sotto gli occhi di tutti, preso dagli avvenimenti politici di questi giorni: le votazioni per il segretario provinciale milanese del PD, anche per aggiornare quanto scritto nel post qui sotto, datato ormai alcune settimane fa.
Ma veniamo ai fatti. Le regole sono chiare: 4 candidati su 13 collegi, si elegge il segretario provinciale ed una assemblea che sarà fatta di 150 persone (???). Ogni candidato presenta in ogni collegio una lista bloccata di 12 persone, da cui saranno poi scelti gli eletti all'assemblea.
Ora, si tratta di un'operazione tutta interna al PD, infatti possono votare solo gli iscritti. La buona Politica che noi auspichiamo richiede che chi ha responsabilità istituzionali, si astenga dal ricoprire ruoli di rilievo all'interno del partito e viceversa. Il principio dovrebbe essere noto, ne abbiamo già scritto in precedenti post, che potete trovare più in basso.
Abbiamo voluto dare un'occhiata, giusto per vedere la situazione, senza approfondire molto, vista anche la quantità enorme di candidati (4 + 624). Percio' abbiamo considerato solo i capilista di ogni collegio per ogni candidato, in totale 52 persone, più i 4 possibili segretari.
I risultati non sono molto confortanti, come del resto ci aspettavamo, già ad iniziare dai magnifici 4: un consigliere regionale, un consigliere comunale di Milano (ed anche presidente di commissione), un consigliere comunale di Opera (MI). L'ultimo è solo il primo dei non eletti in Regione, quindi probabile consigliere, in caso di rinuncia di qualcuno prima di lui.
Tra i 52 capilista (che molto verosimilmente entreranno tutti a far parte dell'assemblea provinciale) la situazione non è migliore. Abbiamo trovato 4 tra Deputati e Senatori, 5 sindaci, 3 assessori comunali, 2 consiglieri regionali, 1 consigliere provinciale e ben 17 tra consiglieri comunali e consiglieri di zona: totale 32 su un totale di 52, pari al 61%.
Come si vede, il malcostume di scegliere i quadri del partito tra gli eletti alle istituzioni dilaga ormai come una epidemia, anche tra chi a parole dichiara di voler cambiare questa Politica malata. A parole, appunto.